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Crescere toccando

Aiutare il bambino con deficit visivo attraverso il gioco sonoro

 

Recensione

Il libro nasce dalla collaborazione tra una psicoterapeuta ed un musicoterapista, attivi da alcuni anni nel campo del deficit visivo. Sono infatti i bambini ciechi o ipovedenti i veri protagonisti del lavoro qui presentato, con o senza minorazioni aggiuntive.
Quest’opera scaturisce da un lavoro di affinamento ed ottimizzazione della musicoterapia e del suo setting, lavoro derivante dalla conoscenza delle problematiche tipiche dei bambini in oggetto, svolto grazie alla preparazione teorica e all’esperienza pratica dei due autori. La struttura del testo riflette il processo con il quale gli autori hanno integrato le loro competenze.
La Parte prima costituisce un’impalcatura teorica e concettuale di riferimento, per orientare il lettore sulle determinanti specifiche del funzionamento delle persone con problemi di vista, con particolare riguardo all’ipovisione e alla cecità primarie o precoci.
Nella Parte seconda vengono illustrate le caratteristiche peculiari proprie della musicoterapia, in particolar modo quelle che sono state le modifiche e le integrazioni al modello teorico di riferimento, ovvero quello di MTB. Il processo musicoterapico, infatti, è fra le attività che possono essere particolarmente utili nel contribuire ad attivare o sviluppare alcuni funzionamenti che sono, o potrebbero essere, condizionati negativamente dal deficit visivo. In particolare, la MTB utilizza un contesto di comunicazione non verbale, molto adatto per veicolare contenuti dell’esperienza di tipo implicito, presimbolico e preverbale. Tale contesto, com’è noto, riconosce e utilizza l’esistenza di esperienze percettive corporo-sonoro-musicali (ISO) apprese sin dall’inizio della vita, registrate nella memoria implicita, e l’esistenza, nel patrimonio innato di ciascun individuo, di elementi significativi di tipo sonoro, cinestetico, tattile, propriocettivo, eccetera. Questi elementi, aventi un valore evoluzionistico, sono implicitamente riconosciuti come dotati di significato e possono attivare o riattivare funzionamenti adeguati nella persona, se sostenuti da una relazione opportuna.
La Parte terza si focalizza sulle applicazioni conseguenti ai presupposti illustrati nelle parti precedenti. La peculiare condizione che deriva da un deficit visivo determina spesso comportamenti non immediatamente comprensibili da parte di una persona normovedente. Da ciò la particolare utilità dello sperimentare in prima persona il funzionamento dei sensi dell’udito e del tatto, nell’esplorazione dell’ambiente e nelle relazioni interpersonali. Tale percorso viene denominato Extra-Visual Training: si tratta di un processo attraverso il quale il musicoterapista esplora e vive il proprio setting e gli ambienti circostanti senza l’utilizzo della vista. Ciò facilita la comprensione di alcune reazioni e comportamenti del bambino e la creazione di una rappresentazione delle sue intenzioni. L’esperienza in Extra-Visual Training contribuisce quindi alla formazione di una teoria della mente dell’altro, utile alla relazione terapeutica, perché facilita nel terapista atteggiamenti più spontanei, comprensivi ed empatici. La strutturazione della stanza di musicoterapia, l’organizzazione e collocazione degli oggetti, la distanza interpersonale e fisica, l’uso della comunicazione non verbale, sono elementi dei quali viene proposta una opportuna modificazione, a partire dalle necessità specifiche di chi deve vivere questi contesti avvalendosi di modalità sensoriali alternative alla vista. L’approccio agli oggetti esplorati e utilizzati durante le sedute tiene conto delle particolari necessità intrinseche nell’atto di toccare, sia al fine di consentire al bambino la creazione di un’immagine mentale unitaria dell’oggetto che sta manipolando, sia per poter utilizzare gli oggetti per gli scambi comunicativi all’interno della relazione con il musicoterapista. In particolare, possono essere individuati “facilitatori relazionali”, finalizzati ad agevolare l’instaurarsi della situazione di attenzione condivisa tra il bambino e il terapista, nell’ambito di un’interazione di tipo cooperativo paritetico, situazione che a volte è più difficile da raggiungere a causa della mancanza di alcune informazioni non verbali veicolate dalla vista.
Il testo è infine corredato da numerose schede di approfondimento e da esempi riferiti a reali esperienze di lavoro: si tratta di suggerimenti sul modo in cui la propria cornice teorica di riferimento possa essere integrata e modificata in favore di uno sviluppo più efficace dei canali di comunicazione alternativi a quello verbale, finalizzati al miglioramento della qualità della vita dei destinatari, allo sviluppo ed al potenziamento delle loro capacità relazionali, di crescita personale e di integrazione.

 

Indice

  Introduzione pp. 9-14    
  Parte Prima: Capire i bambini con problemi di vista    
  Introduzione alla Parte Prima pp. 15-16    
Cap.1 Deficit visivo primario e acquisito, cecità e ipovisione, pluriminorazione pp. 17-36    
1.1 Per iniziare    
1.2 Differenza tra ipovisione e cecità    
1.3 Deficit visivo alla nascita e deficit acquisito    
1.4 Pluriminorazione e deficit visivo semplice    
1.5 La vista ed il deficit visivo nello sviluppo    
1.6 Esperienza precoce, memoria e conoscenza    
1.7 Esperienze precoci e disabilità visiva    
Cap.2 Agevolare l’autonomia pp. 37-60    
2.1 Creare facilitatori ambientali    
2.2 Esplorazione libera o guidata?    
2.3 Presentazione, descrizione, assistenza all’esplorazione, attesa    
2.4 Suono e movimento    
2.5 Fenomeni acustici importanti    
2.6 Strategie di esplorazione tattile e di azione con gli oggetti    
  Schede di approfondimento pp. 61-74    
  Le tecniche di accompagnamento    
  L’attaccamento    
  Paura, protezione, esplorazione nelle relazioni di attaccamento    
  Stima del numero delle persone con disabilità in Italia, con particolare riguardo alle persone con deficit visivo e ai bambini    
  Parte Seconda: La musicoterapia    
  Introduzione alla Parte Seconda pp. 75-76    
Cap.3 Musicoterapia, deficit visivo e riabilitazione pp. 76-84    
3.1 Per iniziare    
3.2 Gli ambiti di applicazione della musicoterapia    
3.3 I modelli di musicoterapia    
3.4 La comunicazione in musicoterapia    
Cap.4 La musicoterapia Benenzon pp. 85-98    
4.1 Teoria della musicoterapia secondo il modello Benenzon (MTB)    
4.2 I differenti Iso secondo Benenzon    
4.3 La distanza emotiva in musicoterapia e l’empatia    
4.4 Il silenzio in musicoterapia    
4.5 Le tappe del processo musicoterapico    
4.6 Gli strumenti musicali: realtà acustica e tattile    
  Schede di approfondimento pp. 99-106    
  Il ritmo all’interno del processo musicoterapico    
  Rilevazione e ricostruzione delle esperienze corporo-sonoro-musicali    
  Classificazione degli strumenti musicali    
  Parte Terza: L'attività con bambini con deficit visivo    
  Introduzione alla Parte Terza pp. 107-108    
Cap.5 Il musicoterapista e il buio pp. 109-118    
5.1 L’importanza di modificare il proprio punto di osservazione    
5.2 Sull’Extra-Visual Training    
5.3 Perché crearsi una teoria della mente dell’altro    
Cap.6 L’organizzazione del setting e l’azione concreta pp. 119-133    
6.1 Lo spazio nella musicoterapia: forme, distanze, disposizioni, quantità e qualità di oggetti    
6.2 Musica ed emozioni    
6.3 I suoni e le distanze    
Cap.7 Conoscenza, interazione e manipolazione pp. 134-143    
7.1 Suoni persi nel nulla    
7.2 Unificare la realtà    
7.3 Esplorare per conoscere    
7.4 Attenzione condivisa    
Cap.8 La funzione degli strumenti nella relazione pp. 144-152    
  Postfazione pp. 153-156   Benenzon Rolando O.
  Bibliografia pp. 157-160    
  Bibliografia pp. 157-160    
4.1 Teoria della musicoterapia secondo il modello Benenzon (MTB)    
2.6 Strategie di esplorazione tattile e di azione con gli oggetti    
  Schede di approfondimento pp. 61-74    
  Le tecniche di accompagnamento    
  L’attaccamento    
  Paura, protezione, esplorazione nelle relazioni di attaccamento    
  Stima del numero delle persone con disabilità in Italia, con particolare riguardo alle persone con deficit visivo e ai bambini    
  Parte Seconda: La musicoterapia    
  Introduzione alla Parte Seconda pp. 75-76    
Cap.3 Musicoterapia, deficit visivo e riabilitazione pp. 76-84    
3.1 Per iniziare    
3.2 Gli ambiti di applicazione della musicoterapia    
3.3 I modelli di musicoterapia    
3.4 La comunicazione in musicoterapia    
Cap.4 La musicoterapia Benenzon pp. 85-98    
Cap.6 L’organizzazione del setting e l’azione concreta pp. 119-133    
5.3 Perché crearsi una teoria della mente dell’altro    
5.2 Sull’Extra-Visual Training    
5.1 L’importanza di modificare il proprio punto di osservazione    
Cap.5 Il musicoterapista e il buio pp. 109-118    
  Introduzione alla Parte Terza pp. 107-108    
  Parte Terza: L'attività con bambini con deficit visivo    
  Classificazione degli strumenti musicali    
  Rilevazione e ricostruzione delle esperienze corporo-sonoro-musicali    
  Il ritmo all’interno del processo musicoterapico    
  Schede di approfondimento pp. 99-106    
4.6 Gli strumenti musicali: realtà acustica e tattile    
4.5 Le tappe del processo musicoterapico    
4.4 Il silenzio in musicoterapia    
4.3 La distanza emotiva in musicoterapia e l’empatia    
4.2 I differenti Iso secondo Benenzon    
6.1 Lo spazio nella musicoterapia: forme, distanze, disposizioni, quantità e qualità di oggetti    
6.2 Musica ed emozioni    
6.3 I suoni e le distanze    
Cap.7 Conoscenza, interazione e manipolazione pp. 134-143    
7.1 Suoni persi nel nulla    
7.2 Unificare la realtà    
7.3 Esplorare per conoscere    
7.4 Attenzione condivisa    
Cap.8 La funzione degli strumenti nella relazione pp. 144-152    
  Postfazione pp. 153-156   Benenzon Rolando O.
2.5 Fenomeni acustici importanti    
2.4 Suono e movimento    
2.2 Esplorazione libera o guidata?    
2.3 Presentazione, descrizione, assistenza all’esplorazione, attesa    
2.1 Creare facilitatori ambientali    
Cap.2 Agevolare l’autonomia pp. 37-60    
1.7 Esperienze precoci e disabilità visiva    
1.6 Esperienza precoce, memoria e conoscenza    
1.5 La vista ed il deficit visivo nello sviluppo    
1.4 Pluriminorazione e deficit visivo semplice    
1.3 Deficit visivo alla nascita e deficit acquisito    
1.2 Differenza tra ipovisione e cecità    
1.1 Per iniziare    
Cap.1 Deficit visivo primario e acquisito, cecità e ipovisione, pluriminorazione pp. 17-36    
  Introduzione alla Parte Prima pp. 15-16    
  Parte Prima: Capire i bambini con problemi di vista    
  Introduzione pp. 9-14