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Crescere toccando
Aiutare il bambino con deficit visivo attraverso il gioco sonoro
Scheda libro
Autore: Gargiulo Maria Luisa; Dadone Valter; Gargiulo Maria Luisa; Dadone Valter;
Autore postfazione: Benenzon Rolando O.
Editore: Franco Angeli Edizioni
Anno: 2009
Pagine: 160
Lingua: italiano
Edizione: italiana - ISBN: 9788856810431
Collana: Strumenti per il lavoro psico-sociale ed educativo
Categoria: Bambini; Cecità; Musicoterapia benenzoniana (R. Benenzon); Riabilitazione; Setting; Strumenti musicali;
Tags: attivazione multimodale; bambini ipovedenti; cecità; coordinazione bimanuale; emozioni; esplorazione tattile; Identità Sonoro-Musicale; ipovisione; Modello Benenzon; oggetti sonori; pluriminorazione; setting; strumenti musicali; sviluppo psicomotorio
Titolo: Il suono della vita
Editore: Armando Editore
Titolo: I neuroni specchio ci sorridono
Autore: Cappa Alfonso; Cappa Alfonso;
Editore: Edizioni Circolo Virtuoso
Categorie: Modelli di Musicoterapia; Strumenti; Musicoterapia benenzoniana (R. Benenzon); Bambini; Disturbo Autistico, Disturbo Generalizzato dello Sviluppo; Improvvisazione (esperienze improvvisative); Composizione (esperienze compositive); Ascolto (esperienze recettive); Osservazione; Regolazione delle emozioni; Centro Diurno;
Recensione
Il libro nasce dalla collaborazione tra una psicoterapeuta ed un musicoterapista, attivi da alcuni anni nel campo del deficit visivo. Sono infatti i bambini ciechi o ipovedenti i veri protagonisti del lavoro qui presentato, con o senza minorazioni aggiuntive.
Quest’opera scaturisce da un lavoro di affinamento ed ottimizzazione della musicoterapia e del suo setting, lavoro derivante dalla conoscenza delle problematiche tipiche dei bambini in oggetto, svolto grazie alla preparazione teorica e all’esperienza pratica dei due autori. La struttura del testo riflette il processo con il quale gli autori hanno integrato le loro competenze.
La Parte prima costituisce un’impalcatura teorica e concettuale di riferimento, per orientare il lettore sulle determinanti specifiche del funzionamento delle persone con problemi di vista, con particolare riguardo all’ipovisione e alla cecità primarie o precoci.
Nella Parte seconda vengono illustrate le caratteristiche peculiari proprie della musicoterapia, in particolar modo quelle che sono state le modifiche e le integrazioni al modello teorico di riferimento, ovvero quello di MTB. Il processo musicoterapico, infatti, è fra le attività che possono essere particolarmente utili nel contribuire ad attivare o sviluppare alcuni funzionamenti che sono, o potrebbero essere, condizionati negativamente dal deficit visivo. In particolare, la MTB utilizza un contesto di comunicazione non verbale, molto adatto per veicolare contenuti dell’esperienza di tipo implicito, presimbolico e preverbale. Tale contesto, com’è noto, riconosce e utilizza l’esistenza di esperienze percettive corporo-sonoro-musicali (ISO) apprese sin dall’inizio della vita, registrate nella memoria implicita, e l’esistenza, nel patrimonio innato di ciascun individuo, di elementi significativi di tipo sonoro, cinestetico, tattile, propriocettivo, eccetera. Questi elementi, aventi un valore evoluzionistico, sono implicitamente riconosciuti come dotati di significato e possono attivare o riattivare funzionamenti adeguati nella persona, se sostenuti da una relazione opportuna.
La Parte terza si focalizza sulle applicazioni conseguenti ai presupposti illustrati nelle parti precedenti. La peculiare condizione che deriva da un deficit visivo determina spesso comportamenti non immediatamente comprensibili da parte di una persona normovedente. Da ciò la particolare utilità dello sperimentare in prima persona il funzionamento dei sensi dell’udito e del tatto, nell’esplorazione dell’ambiente e nelle relazioni interpersonali. Tale percorso viene denominato Extra-Visual Training: si tratta di un processo attraverso il quale il musicoterapista esplora e vive il proprio setting e gli ambienti circostanti senza l’utilizzo della vista. Ciò facilita la comprensione di alcune reazioni e comportamenti del bambino e la creazione di una rappresentazione delle sue intenzioni. L’esperienza in Extra-Visual Training contribuisce quindi alla formazione di una teoria della mente dell’altro, utile alla relazione terapeutica, perché facilita nel terapista atteggiamenti più spontanei, comprensivi ed empatici. La strutturazione della stanza di musicoterapia, l’organizzazione e collocazione degli oggetti, la distanza interpersonale e fisica, l’uso della comunicazione non verbale, sono elementi dei quali viene proposta una opportuna modificazione, a partire dalle necessità specifiche di chi deve vivere questi contesti avvalendosi di modalità sensoriali alternative alla vista. L’approccio agli oggetti esplorati e utilizzati durante le sedute tiene conto delle particolari necessità intrinseche nell’atto di toccare, sia al fine di consentire al bambino la creazione di un’immagine mentale unitaria dell’oggetto che sta manipolando, sia per poter utilizzare gli oggetti per gli scambi comunicativi all’interno della relazione con il musicoterapista. In particolare, possono essere individuati “facilitatori relazionali”, finalizzati ad agevolare l’instaurarsi della situazione di attenzione condivisa tra il bambino e il terapista, nell’ambito di un’interazione di tipo cooperativo paritetico, situazione che a volte è più difficile da raggiungere a causa della mancanza di alcune informazioni non verbali veicolate dalla vista.
Il testo è infine corredato da numerose schede di approfondimento e da esempi riferiti a reali esperienze di lavoro: si tratta di suggerimenti sul modo in cui la propria cornice teorica di riferimento possa essere integrata e modificata in favore di uno sviluppo più efficace dei canali di comunicazione alternativi a quello verbale, finalizzati al miglioramento della qualità della vita dei destinatari, allo sviluppo ed al potenziamento delle loro capacità relazionali, di crescita personale e di integrazione.
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